Festival 20 30
Chi ha tra i venti e i trent’anni oggi è nei guai. I giovani non lavorano. I giovani non hanno voglia di lavorare. I giovani vivono di rendita, sono già stanchi, lavorano gratis, sono sottovalutati, sono sopravvalutati, non hanno potere, non hanno rispetto, non ce la faranno mai, saranno precari a vita, non avranno la pensione, sanno solo giustificarsi, sono degli sdraiati, sono pessimisti, sono troppo ottimisti, bevono troppo, sono strozzati da una società gerontocratica, non è colpa loro, sono pantofolai, non si interessano di politica, sono estremisti, hanno pochi diritti, hanno troppi diritti, stanno sempre attaccati al computer, escono tutte le sere, non sono pronti, pazienti, elastici.
La rivoluzione?
Festival 20 30 torna con nuovi spettacoli e nuove domande, rivolte sempre ad una generazione di riferimento: i 20 30. La prima edizione del festival ci ha lasciato un’immagine, una richiesta più potente di altre: quella di un cambiamento. Radicale. Improvviso. Insomma, una rivoluzione.
Il tema della seconda edizione di Festival 20 30 sarà appunto “La rivoluzione?”, una ricognizione su quale immagine abbiano i 20 30 di un cambiamento radicale ed improvviso. È una voglia vera o un’autorappresentazione? Cambiare cosa? Cambiare chi? Cambiare come? È solo lo slancio comune a tutti i corpi giovani o pensiamo veramente che qualcosa possa cambiare? Se si dovesse fare la rivoluzione da cosa si comincerebbe? Come si fa una rivoluzione? Quanto dura? A cosa serve? Com’è la vita dopo la rivoluzione? Chi sono i rivoluzionari?
I laboratori tenuti dalle quattro compagnie partecipanti a Festival 20 30 proveranno a rispondere a queste domande attraverso la voce e il corpo di chi ha tra i venti e i trent’anni.
Un festival per parlare di noi senza aspettare che qualcun altro ne parli. Per provare a capire dove siamo, come stiamo e, magari, dove stiamo andando.
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